"la clase operaia è andata all'inferno"

lunedì 7 dicembre 2009

A PUGNO CHIUSO!

(riporto dal sito cpafisud.org)
LA VOCE DEI COMPAGNI

Un terrazzino, quello della mia cella, lo sgabello, un pacchetto di sigarette.
La musica che entra dentro le mura.
La musica, quella dei compagni, della solidarietà, quella che qua dentro mette i brividi sulle braccia e lungo la schiena.
Poi il carcere risponde!
Marocchini, rumeni, albanesi, italiani, molti picchiano con i pentolini sulle sbarre di cemento e in coro si alza una parola che tutti capiscono.
Molti stanno urlando LIBERTA', LIBERTA', LIBERTA'!
La vostra voce è entrata!
Da qui, in lontananza, si sentono anche le voci del femminile, dall'altra parte del carcere, si sbracciano, urlano anche loro.
La voce dei compagni entra, colpisce e torna fuori carica di forza.
Molti qua recepiscono e, anche se schiacciati da una realtà di sbarre, mura di cinta e cemento, almeno in questo istante, tirano fuori rabbia, passione e voce.

TUTTI LIBERI!

Un abbraccio grande a tutti e a presto.
A PUGNO CHIUSO

Mannu

venerdì 20 novembre 2009

Il denaro pesa più dell'acqua (di Padre Alex Zanotelli)

E' stato uno shock per me sentire che il Senato , il 4 novembre scorso, ha sancito la privatizzazione dell'acqua.
Il voto in Senato è la conclusione di un iter parlamentare che dura da due anni. Infatti il governo Berlusconi, con l'articolo 23 bis della Legge 133/2008, aveva provveduto a regolamentare la gestione del servizio idrico integrato che prevedeva, in via ordinaria, il conferimento della gestione dei servizi pubblici locali a imprenditori o società , mediante il rinvio a gara , entro il 31 dicembre 2010.

Quella Legge è stata approvata il 6 agosto 2008, mentre l'Italia era in vacanza. Un anno dopo, precisamente il 9 settembre 2009, il Consiglio dei ministri ha approvato un decreto legge (l'accordo Fitto- Calderoli), il cui articolo 15, modificando l'articolo 23 bis, muove passi ancora più decisivi verso la privatizzazione dei servizi idrici, prevedendo:
a)L'affidamento della gestione dei servizi idrici a favore di imprenditori o di società, anche a partecipazione mista (pubblico-privata) , con capitale privato non inferiore al 40%;

b)Cessazione degli affidamenti ‘in house' a società totalmente pubbliche, controllate dai comuni alla data del 31 dicembre 2011.

Questo decreto è passato in Senato per essere trasformato in legge. Il PD , che è sempre stato piuttosto favorevole alla privatizzazione dell'acqua, ha proposto nella persona del senatore Bubbico, un emendamento-compromesso:l'acqua potrebbe essere gestita dai privati, ma la proprietà resterebbe pubblica. Questa proposta , fatta solo per salvarsi la faccia , passa con un voto bipartisan! Ma la maggioranza vota per la privatizzazione dell'acqua. L'opposizione (PD e IDV), vota contro il decreto-legge.

E così il Senato vota la privatizzazione dell'acqua, bene supremo oggi insieme all'aria! E' la capitolazione del potere politico ai potentati economico-finanziari. La politica è finita!E' il trionfo del Mercato, del profitto. E' la fine della democrazia.

"Se la Camera dei Deputati- ha detto correttamente il Forum dei movimenti dell'acqua -non ribalterà il misfatto del Senato, si sarà celebrata la delegittimazione delle Istituzioni."
Per questo dobbiamo denunciare con forza:

- il governo Berlusconi che , con questo voto al Senato, ora privatizza tutti i rubinetti d'Italia. "Questo decreto segna un passaggio cruciale per la cultura civile del nostro paese e per la sua Costituzione- scrivono Molinari e Lembo del Contratto Mondiale dell'Acqua. I Comuni e le Regioni vengono espropriati da funzioni proprie con un vero attentato alla democrazia."
- il partito di opposizione , il PD, che continua a nicchiare sulla privatizzazione dell'acqua (sappiamo che il nuovo segretario Bersani è stato sempre a favore della privatizzazione).
- ed infine tutta l'opposizione, per non aver portato un problema così grave all'attenzione dell'opinione pubblica.


Per questo rivolgiamo un appello a tutti i partiti perché ritirino questo decreto o tolgano l'acqua dal decreto.

E questo devono farlo adesso che il decreto legge passa alla discussione nella Camera dei Deputati. Si parla che il decreto potrebbe essere votato il 16 novembre.
E ai partiti di opposizione chiediamo che dichiarino ufficialmente la loro posizione tramite il loro segretario nazionale e diano mandato al partito di mobilitarsi su tutto il territorio nazionale.
E chiediamo altresì , ai partiti di opposizione di riportare in aula la Legge di iniziativa popolare che ha ottenuto nel 2007 400.000 firme ed ora dorme nella Commissione Ambiente della Camera.

Chiediamo alle Regioni di:

- impugnare la costituzionalità dell'articolo 15 del decreto Fitto-Calderoli;
- varare leggi regionali sulla gestione pubblica del servizio idrico.


Chiediamo ai Comuni di:

- Indire Consigli Comunali monotematici sull'acqua;
- dichiarare l'acqua bene di non rilevanza economica;
- fare la scelta dell'Azienda Pubblica speciale per la gestione delle proprie acque.

Questa opzione ,a detta di molti avvocati e giuristi, è possibile anche con l'attuale legislazione .
Si tratta praticamente di ritornare alle vecchie municipalizzate.

Chiediamo ai sindacati di :

- pronunciarsi sulla privatizzazione dell'acqua tramite i propri segretari nazionali;
- mobilitarsi e mobilitare i cittadini contro la mercificazione dell'acqua.

Chiediamo infine alla Conferenza Episcopale Italiana(CEI) di :

- proclamare l'acqua un diritto fondamentale umano , come ha fatto il Papa Benedetto XVI nell'enciclica Caritas in veritate dove parla "dell'accesso all'acqua come diritto universale di tutti gli esseri umani, senza distinzioni né discriminazioni"(n.27);
- protestare , in nome della vita, come afferma il Papa nell'enciclica,contro la legge che privatizza l'acqua;
- chiedere alle comunità parrocchiali di organizzarsi sia per informarsi sia per fare pressione a tutti i livelli, perché l'acqua non diventi merce.

Infatti l'acqua è sacra, l'acqua è vita, l'acqua è un diritto fondamentale umano. Questo bisogna ripeterlo ancora di più, in un momento così grave in cui con il surriscaldamento del pianeta, rischiamo di perdere i ghiacciai e i nevai, e quindi buona parte delle nostre fonti idriche. E lo ripetiamo con forza alla vigilia della conferenza internazionale di Copenhagen, dove l'acqua deve essere discussa come argomento fondamentale legato al clima. Per questo chiediamo a tutti, al di là di fedi o di ideologie perché ‘sorella acqua' , fonte della vita, venga riconosciuta da tutti come diritto fondamentale umano e non sottoposta alla legge del mercato.

Si tratta di vita o di morte per le classi deboli dei paesi ricchi , ma soprattutto per i poveri del Sud del mondo che la pagheranno con milioni di morti per sete.

Alex Zanotelli

martedì 10 novembre 2009

ATTACCHI FASCISTI STILE VENTENNIO NELLA FABBRICA OCCUPATA

(loro, i padroni, sfruttano mezzucci da ventennio per reprimere le lotte di chi difende il proprio posto di lavoro e io sarei il pazzo perchè il comunismo è vecchio, i tempi sono cambati e ecc ecc?)



(da http://www.eulav.net/)
Stamattina intorno alle cinque un gruppo comandato da Samuele Landi, il responsabile della sicurezza Eutelia e numerosi picchiatori mercenari (una 15 di persone in tutto), sono entrati nella sede di via Bona forzando l'ingresso e presentandosi come poliziotti. I presunti poliziotti hanno chiesto ai presidianti di consegnare i documenti di riconoscimento. All'interno della sede, insieme ai colleghi del presidio, era presente un giornalista della RAI che ha filmato quanto stava accadendo. I colleghi del presidio si sono subito accorti che gli intrusi non erano poliziotti ed hanno immediatamente contattato la questura che ha fatto prontamente intervenire le forze dell'ordine. Al momento del loro arrivo la "compagnia" era ancora tutta nella azienda. Samuele Landi è stato portato in questura e i suoi compagni sono ancora nella sede piantonati dalle forze del'ordine. Nel frattempo molti colleghi, le OOSS e rappresentanti delle forze politiche sono arrivati nella sede di via Bona.

lunedì 2 novembre 2009

Intimidazione fascista a radio popolare milano

PARE CHE I FASCI (SI DEFINISCONO COSI' NELLO STRISCIONE COME POTETE LEGGERE TUTTI) ABBIANO TENTATO DI ENTRARE IN RADIO MA, AVENDO TROVATO LA PORTA CHIUSA, HANNO DECISO DI LASCIARE LO STRISCIONE DELLA FOTO SOPRA E NUMEROSI ADESIVI DI CASAPOUND E BLOCCO STUDENTESCO. PARE CHE IL LORO PROBLEMA SIA L'ATTENZIONE ECCESSIVA PRESTATA DALLA RADIO ALLE VARIE INIZIATIVE FASCISTE E ANTIDEMOCRATICHE IN PROVINCIA DI MILANO.

domenica 1 novembre 2009


Per i non toscani segnalo WWW.FUORIBINAIO.ORG


Giornale di "strada" dei senzatetto fiorentini sempre ricco di articoli interessantissimi che ci fanno guardare la realtà da un punto di vista "altro".
Un punto di vista sicuramente diverso da quello nostro, cari compagnucci dai guanti bianchi.

Un punto di vista lontano dall'assistenzialismo, dalle pippe mentali e dalle pippe primarie ma, sicuramente intriso di autorganizzazione e voglia di riscatto sociale.
(...) con le bandiere rosse di Trotzky al vento...

sabato 24 ottobre 2009

AMANTEA, LA CALABRIA CHE RIFIUTA, LA CALABRIA RIFIUTATA. (sottotitolo: QUESTA VOLTA E' TOCCATO A NOI!)


LA CALABRIA CHE R-ESISTE, LA CALABRIA CHE RIFIUTA!
DA POCO SI E' CONCLUSA LA MANIFESTAZIONE PER CHIEDERE VERITA' E GIUSTIZIA PER LA MALSANA GESTIONE DEL TERRITORIO CALABRESE E ITALIANO IN GENERE.
INUTILE PRECISARE CHE LA RIVOLTA CALABRA PARTE DALLE INCHIESTE DELLA MAGISTRATURA SULLE FAMOSE NAVI DEI VELENI; E' NECESSARIO SOTTOLINEARE INVECE CHE IL PROBLEMA AMBIENTALE NON RIGUARDA SOLO LE SCORIE IN MARE MA, RIGUARDA ANCHE L'ENTROTERRA CALABRESE.
NON MOLTI SANNO CHE A CROTONE LA 'NDRANGHETA PER CONTO DI IMPRENDITORI E DELLO STATO, NELLE VESTI DELL'AGIP, PARE ABBIA COSTRUITO EDIFICI SCOLASTICI E STRADE CON I RIFIUTI INDUSTRIALI, MISCHIANDOLI DIRETTAMENTE CON LA CALCE, RESIDUI DELLA PRODUZIONE DELLA PERTUSOLA SUD E DELLA MONTEDISON; QUINDI ENI, QUINDI LO STATO.
IN QUESTI FRANGENTI, SOLITAMENTE, SI TENTA DI PUNTARE IL DITO VERSO TIZIO COLPEVOLE DI ESSERE IMPRENDITORE SENZA SCUPOLI O, CONTRO CAIO AMMINISTRATORE CORROTTO DI TURNO.
BENE, NON NEGO ASSOLUTAMENTE CHE GIUSTIZIA VADA FATTA, CHE VADANO PUNITE "LE MELE MARCE", GLI "SPECULATORI", TUTTAVIA, LE VERE RESPONSABILITA' ,MI CHIEDO, NON DEBBANO ESSERE ATTRIBUITE AD UN SISTEMA, QUELLO DEL CAPITALE.
TROPPO SPESSO ACCADE CHE IMPRENDITORI NEL CICLO DEI RIFIUTI DECIDANO DI TAGLIARE LA FILIERA, DI TROVARE DELLE SCAPPATOIE, PER RISPARMIARE E INTASCARSI PIU' DENARO DI QUANTO GIA NON ABBIANO.
ORA, L'AVVENIMENTO E' ECLATANTE, CI INDIGNA, PERCHE' TOCCA DIRETTAMENTE IL SUD DELLA NOSTRA PENISOLA, MA QUANTE VOLTE, MI CHIEDO, HA "TOCCATO" GLI ALTRI SUD DEL MONDO.
IL PROBLEMA E' CHE IN UN SISTEMA ECONOMICO SOCIALE COME QUELLO CAPITALISTICO PER POTER CAMPARE NELL'OZIO, UNA REGIONE, UN PAESE, UN CONTINENTE UN PADRONE SONO "COSTRETTI" A RICORRERE ALLO SFRUTTAMENTO DI ALTRI.
E' SCONTATO, E' DIALETTICA!
IL NORD CONTRO IL SUD, IL PADRONATO CONTRO IL PROLETARIATO.
PER FAVORE BASTA IPOCRISIE, BASTA GRIDARE ALLO SCANDALO, IL NOSTRO OZIO SI REGGE SULLO SFRUTTAMENTO ALTRUI, SEMPLICEMENTE QUESTA VOLTA E' TOCCATO A NOI, SEMPLICEMENTE QUESTA VOLTA QUALCUNO PIU' RICCO E POTENTE DI NOI CI HA SFRUTTATO COME NOI FACCIAMO DA SECOLI CON ALTRI.
RICORDO A COLORO CHE NON VOGLIONO CREDERE IN QUELLO QUI AFFERMATO CHE LE NAVI DEI VELENI PROBABILMENTE SONO RICOLME DEI RIFIUTI DELLE GRANDI INDUSTRIE DEI NORD DEL MONDO CHE HANNO CONSIDERATO IL MEDITERRANEO ALLO STESSO MODO IN CUI NOI CONSIDERIAMO DA ANNI AFRICA, ASIA ECC.
LE MAGIE DEL CAPITALE!

venerdì 23 ottobre 2009

ROODSTOCK 1992. VI RICORDA QUALCOSA?

VI CONSIGLIO DI GUARDARE TUTTE E TRE LE PARTI. E' UN DOCUMENTO POCO CONOSCIUTO MA MOLTO INTERESSANTE!







mercoledì 21 ottobre 2009


Alessandro, Elisabetta ed Alessandro LIBERI SUBITO!

Per la loro immediata liberazione, per la cancellazione delle denunce, per ribadire che la repressione non fermerà tutti coloro che non accettano di subire passivamente la violenza del sistema, in solidarietà ai compagni massesi sotto processo per la vicenda delle ronde popolari antifasciste ed antirazziste, per la chiusura dei covi nazifascisti, contro la criminalizzazione dell'antifascismo militante.

Sabato 24 Ottobre 2009 Corteo regionale antifascista per la liberazione dei compagni e contro la repressione Concentramento ore 16:00 presso la Stazione di Pistoia

giovedì 15 ottobre 2009

MA.....LA CRISI NON ERA FINITA? (CAPITOLO II)

Una ventinadi operai della ditta Costa di Albiano Magra sono saliti sul tetto della sede del Comune di Aulla (Massa Carrara) per protestare contro la chiusura della ditta che si occupa dello smaltimento dei rifiuti. L’azienda, che ha in totale 43 operai, lunedì scorso aveva "serrato" i cancelli sia ai lavoratori sia ai camion e ai mezzi della Manutencoop, la ditta che trasporta rifiuti all'interno della Costa Mauro per conto della comunità montana.

A Belluno, alla Ideal Standard, operai sul tetto dell'azienza contro il taglio di 25o posti.

Sempre sui tetti gli operai della ESAb in provincia di Milano, tuttora in mobilità.

Poi quelli della Lasme di Melfi, poi i Precari della scuola, poi gli studenti, poi i lavoratori della Vallecrati a Cosenza, poi.....

venerdì 25 settembre 2009

10 anni dopo... il fantasma di Seattle

(da INFOAUT.ORG)
Era il 1999 (sono già passati 10 anni!) e le contestazioni al vertice dei G8 che si teneva a Seattle, annunciava al mondo la nascita di un nuovo soggetto politico, transnazionale ma ostile alla globalizzazione capitalista.

Per diversi giorni, i nuovi attivisti (poi ribattezzati 'No Global') riuscirono a lavorare insieme ai sindacati più tradizionali, ecologisti e anarchici assieme agli edili, nativi e pronipoti delle black panthers di fianco ai Teamsters del trasporto, arrivando persino a bloccare lo svolgimento del vertice.

La ricchezza di quel movimento composito e determinato metteva all'ordine del giorno issues

Da allora molto è cambiato. L'11 settembre e gli altri attentati qaedisti hanno chiuso gli spazi di agibilità e mobilitazione in quasi tutto il mondo anglosassone. Nell'Europa continentale è stata soprattutto una dirigenza moderata e volta all'istituzionalizzazione ad aver affossato le spinte più genuine e radicali del movimento.

Negli ultimi due anni le cose sembrano però in procinto di cambiare. La crisi finanziaria ha svelato limiti e nefandezze di un modello di sviluppo e accumulazione sempre più ingordo, che ingoia e gioca alla roulette delle borse internazionali la stessa sfera riproduttiva. Licenziamenti di massa e impoverimento generalizzato nell'Occidente, crisi alimentari e assalti ai forni in un "terzo mondo" ormai completamente integrato... E' come se il Capitalismo mostrasse le sue crepe nell'incapacità di mantenere le promesse di benessere e ricchezza per tutt*.

L'elezione di Obama è stata segno di questo cambiamento di percezione ma il suo operato è ben lungo dall'incidere là dove ce n'è bisogno: la Sanità per tutt* resta un miraggioGlobal War against Terror un pantano senza exit strategy che continua a lasciar dietro di sé solo morte e distruzione.

Il G20 che si sta svolgendo a Pittsburgh in questi giorni sembra proprio incorniciare uno strano anniversario: il summit non porterà a nessun 'radical change', limitandosi a generiche indicazioni normative per i mercati finanziari mentre le mobilitazioni e la voglia di conflitto sembrano indicare che, anche negli States, Obama non può bastare.

che anticipavano le trasformazioni e gli incubi a venire di un modello di sviluppo non più a lungo sostenibile. Due anni dopo, al G8 di Genova, il movimento seppe mostrare una radicalità fino allora inedita, conquistando una visibilità mondiale e mettendo seriamente in ansia i padroni del mondo, spaventati dall'idea che quelle giornate potessero ripetersi ai quattro angoli del globo. irraggiungibile e la
La palla, ancora una volta, ripassa ai movimenti...

venerdì 4 settembre 2009

NEWS DAI TETTI BRUZI

(da infoaut.org)

Altri operai sui tetti, per protesta, riproducendo la pratica iniziata dagli operai della Innse e ripresa ripetutamente da tante lotte del mondo del lavoro durante l'estate ed in questi primi giorni di settembre. Iniziativa (la salita sui tetti) capace ancora di attirare le attenzioni di media e politica, ovviamente con la finalità di porre con forza e determinazione i problemi, cercando di conquistare il possibile dalla vertenza, giocando su rapporti di forza più favorevoli.

Ieri sera gli operai della Vallecrati di Cosenza, società che si occupa della raccolta dei rifiuti nell'hinterland cosentino, si sono barricati sul terrazzo della sede amministrativa della Provincia, l'ex Palazzo Carime di via Popilia. Gli accessi sul tetto sono stati bloccati da catene, per impedire alla polizia di accedervi. Chiedono un incontro urgente con le istituzioni, pretendendo che si facciano carico anch'esse della drammatica situazione in cui versano centinaia di operai.

La protesta è innanzitutto una richiesta di immediato pagamento delle ultime 3 mensilità che non sono state corrisposte agli operai. "Non scenderemo se non ci daranno quanto ci spetta e vogliamo anche garanzie sul nostro futuro", dicono gli operai che stanno occupando il terrazzo. Il prossimo 17 settembre si discuterà in tribunale l'istanza di fallimento della Vallecrati, è a rischio il lavoro di 350 dipendenti.

Nel frattempo la raccolta dei rifiuti è bloccata già da 2 giorni, la città è in più punti sommersa dalla monnezza, gli operai restano ancora in occupazione, altri si sono radunati in presidio di solidarietà sotto il palazzo, vigili del fuoco polizia e carabinieri continuano ad affluire in direzione della Provincia.


lunedì 31 agosto 2009

SI LOTTI DAI TETTI!

(fonte partito sociale)
Sabato 29 Agosto 2009 13:30 Un gruppo di 7 donne, tutte docenti precarie con oltre 10 anni di insegnamento alle spalle, sono salite sul tetto del provveditorato agli studi di Benevento per iniziare un'occupazione ad oltranza per protesta contro i tagli della riforma Gelmini.

"Contro il più grande licenziamento di massa. 20000 in Italia, 500 a Benevento. Vogliamo un futuro": così recita lo striscione calato dal tetto dell'edificio.
Le donne del "Comitato Insegnanti Precari" hanno installato un gazebo sul tetto per proteggersi dal caldo soffocante ed hanno scorte alimentari sufficienti per resistere per diverse settimane.
Hanno già annunciato l'intenzione di resistere ad oltranza fino a quando non verranno risposte: "faremo come gli operai dell'Innse, scenderemo da qui solo quando avremo una risposta concreta contro i licenziamenti e la disoccupazione" afferma Elvira, una delle insegnanti sul tetto.
Il presidio permanente, promosso da diversi giorni all'esterno dell'Ufficio Scolastico Provinciale, si è così trasformato di fatto in un sit-in di solidarietà con le insegnanti sopra il tetto: altre decine di docenti, insieme agli attivisti del centro sociale Depistaggio, militanti del sindacalismo di base, stazionano fuori l'edificio, anche per dissuadere eventuali azioni repressive da parte delle forze dell'ordine.
L'obiettivo è coinvolgere le centinaia di insegnanti che in queste ore si accalcano presso gli uffici per l'imminente pubblicazione delle graduatorie provinciali.
Oggi pomeriggio alle ore 17 le insegnanti del CIP terranno una conferenza stampa sotto il provveditorato, dove con il megafono avranno la possibilità di intervenire anche le occupanti dal tetto. Alle ore 18 il programmato incontro con il sindaco e la giunta comunale di Benevento si svolgerà necessariamenti sul tetto dell'edificio.

COMITATO INSEGNANTI PRECARI SANNITI

per ulteriori informazioni: 3346976405 (Daniela Basile, una delle insegnanti del CIP sul tetto)

giovedì 27 agosto 2009

Ma la crisi non era finita?


27 ago. 2009
Intorno alle 20 i Lavoratori in occupazione alla LAMSE sono saliti sui tetti

27 ago. 2009
I compagni ancora ai cancelli della BULLERI di Cascina


25 ago. 2009
Ieri notte, alla LAMSE, azienda dell’indotto FIAT di Melfi di fronte alla decisione dei lavoratori di occupare la fabbrica in seguito al licenziamento di tutte le maestranze da parte dell’azienda, un guardiano privato dell’azienda stessa ha minacciato i lavoratori puntando verso di loro la pistola ed esploso numerosi colpi d’arma da fuoco. I lavoratori, non si sono fatti intimidire e hanno occupato comunque la fabbrica in difesa dei posti di lavoro.

24 ago. 2009
Lunedì i lavoratori e le lavoratrici della LAMSE hanno occupato la sede della Confindustria.


15 ago. 2009

7 lavoratori dell'ACR che prestano servizio come guardie giurate si arrampicano sul colosseo contro i licenziamenti.

14 ago. 2009
I compagni della INSE dopo 9 giorni di lotta scendono vittoriosi dal carroponte sul quale erano saliti per difendere la dignità del lavoro contro la becera speculazione di un padrone tra tanti.



venerdì 7 agosto 2009

NO PONTE!

SABATO 8 AGOSTO 2009 MANIFESTAZIONE CONTRO IL PONTE
ORE 18 PIAZZA CAIROLI MESSINA




mercoledì 5 agosto 2009

[Tratto dal documentario sulla lotta della Innse di Silvia Tagliabue. La storia della piccola fabbrica di meccanica pesante milanese, ultimo baluardo del polo industriale che è stata la Innocenti di via Rubattino. Autore: CUBvideo]



(per informazioni sulla lotta dei Compagni alla INNSE consigliamo il sito dei lavoratori delle officine Piaggio http://manifestino.blogspot.com/)

martedì 4 agosto 2009

INNSE

QUI RIPORTIAMO L'APPELLO DEI LAVORATORI INNSE PUBBLICATO IL 19 06. PURTROPPO, AD OGGI, CONTINUANO AD ARRIVARE SOLO NOTIZIE DI SGOMBERI, PESTAGGI E REPRESSIONE!
SOLIDARIETA' AI COMPAGNI OCCUPANTI LE OFFICINE INNSE!!!


Operai della Provincia di Milano

Chiediamo il vostro aiuto


Siamo gli operai della Innse, da più di un anno resistiamo alla chiusura della fabbrica.
Presidiamo lo stabilimento giorno e notte sabato e domenica.
Siamo stati licenziati, messi in mobilità ma non ci siamo arresi, finchè c'è la fabbrica e ci sono gli operai c'è la possibilità di riprendere il lavoro.
Tutti dicono che i posti di lavoro non vanno cancellati, si fanno belli parlando delle politiche attive del lavoro, dimostrino cosa sono capaci di fare.
Noi, come operai INNSE, abbiamo dimostrato lavorando, gestendo direttamente la produzione contro la decisione del padrone di cessare l'attività, che la fabbrica funzionava e funziona.
Lo abbiamo fatto da giugno a settembre dello scorso anno, finchè su ordine del magistrato siamo stati messi fuori dalla fabbrica, ci siamo accampati in portineria e da quel giorno non siamo andati più via. Diversi acquirenti si sono proposti per acquisire la fabbrica ma il vecchio padrone aveva altri interessi, in accordo con l'immobiliare voleva ripulire il capannone e vendersi tutte le macchine.
Per un anno ha tentato e ritentato di smontare il macchinario, si è fatto scortare dalle forze dell'ordine, fino a far picchiare a manganellate gli operai che si opponevano, è successo il 10 febbraio. Un fatto che ci rimarrà impresso nella memoria.
Da quel giorno tutti hanno capito che le istituzioni non potevano perdere la faccia per un rottamaio del genere e lo hanno consigliato di calmarsi. Ma non è servito, ha iniziato col vendersi quattro macchine ed ha mandato il nuovo padrone con l'ufficiale giudiziario per iniziare a smontarle. Naturalmente li abbiamo respinti.
Naturalmente ha preso in giro anche coloro che stanno ai diversi livelli istituzionali e che stanno cercando una soluzione per riprendere la produzione in INNSE.
Naturalmente il decreto di smontaggio è finito nelle mani di Prefetto e Questura e tocca a loro decidere quando e come con la forza lo attueranno.
In questa situazione, operai della Provincia di Milano vi chiediamo un aiuto diretto, la nostra unica forza è il numero.
Noi siamo decisi a non far mettere mano sul macchinario finchè è aperta la porta di una ripresa della fabbrica ma da soli non possiamo farcela. Centinaia di operai sui cancelli, il giorno del prossimo colpo di mano, convinceranno tutti che è meglio desistere da questa prova di forza.
Operai delle fabbriche della Provincia di Milano, vi chiediamo il sostegno diretto perché siamo convinti che la lotta della INNSE non è solo la nostra lotta, è la lotta di tutti gli operai che sono stati buttati in mezzo alla strada, di tutti quegli operai che ricattati hanno subito la chiusura delle loro fabbriche ma non si sono rassegnati.
Se l'INNSE resiste tutti possono resistere, e l'INNSE potrà resistere solo con il vostro sostegno.
Confermate la vostra solidarietà.
Aderite al presidio della INNSE, telefonate a 349 520 5238
Le RSU della INNSE Milano Lambrate 22 giugno 2009

sabato 11 luglio 2009

NO G8

(da Globalproject.info)

Si è conclusa all'Aquila la manifestazione indetta dal Patto di Base ( Cobas, RdB, SdL ) e Rifondazione Comunista per protestare contro il vertice del G8 e i piani di ricostruzione del Governo per le zone terremotate. 5000 partecipanti hanno sfilato dalla stazione di Paganica ai giardini della Villa Comunale de l'Aquila, percorrendo sette chilometri in corteo. Il corteo era aperto da "Epicentro Solidale", una struttura nata subito dopo il terremoto che ha costruito una rete di intervento e aiuto alle popolazioni autogestita. Qualche piccolo momento di tensione all'arrivo, a ridosso della zona rossa che impedisce l'ingresso nel centro storico dell'aquila quando un gruppetto di manifestanti volevba forzare il blocco di polizia. Sono stati allontanati dal servizio d'ordine del corteo.

In testa al corteo anche lo striscione ufficiale della manifestazione, firmato Cobas: «Voi G8 siete il terremoto, noi tutti aquilani». Alcuni manifestanti indossavano il tipico caschetto d'obbligo nelle visite alle zone terremotate, «l'unico modo per rientrare a casa, perché della Protezione civile non ci fidiamo». In corteo anche due vigili del fuoco di Verona, in divisa e casco d'ordinanza: «Il governo faccia qualcosa per la prevenzione - spiegano -, non dobbiamo essere sempre noi gli eroi. Maroni mantenga le promesse e stanzi fondi per altre 15 mila unità, ce lo chiede l'Europa».

venerdì 10 luglio 2009

Indicazioni per la manifestazione dalla Rete contro il G8


Comunicato di Alfio Nicotra, Responsabile nazionale Prc-Se Movimenti Altermondialisti
Quelle che seguono sono le ultime istruzioni in merito alla manifestazione nazionale indetta dalla Rete contro il G8 e alla quale il nostro partito ha aderito.

Come sapete la manifestazione avviene in un contesto difficile non solo per gli arresti ad orologeria e le tensioni che si sono avute a Roma e non solo, ma anche e soprattutto perché il G8 si svolge in una città terremotata, con popolazioni costrette a vivere in tendopoli militarizzate o trasferite in ordine di diverse migliaia lungo la costa.

E’ ferma volontà degli organizzatori evitare ogni problema con la popolazione e fare si che il corteo sia pacifico, di massa e inclusivo dei cittadini che vivono quella città.

Il tragitto della manifestazione ha più i connotati di una marcia che quelli di un corteo vero e proprio. Intanto la lunghezza – circa 7 km di cui l’ultimo in salita – per affrontare la quale, per di più sotto il sole estivo, è necessario attrezzarsi con copricapo e scarpette e con uno zainetto chwe abbia almeno con una bottiglietta di acqua.

La marcia partirà alle ore 12.00 dalla stazione di Paganica. Si tratta di una stazione non agibile per questo il solo modo per arrivarci è in auto o con i pullman. Per arrivarci occorre uscire dall’autostrada Roma-L’Aquila ad Aquila Est, prendere la SS 17, direzione Pescara-Sulmona, fino alla stazione.

I pullman, dopo aver portato i manifestanti dovranno poi andare a posteggiare all’Aquila, in un posteggio predisposto vicino ai Giardini comunali dove si concluderà la marcia.

Per chi viene in auto consigliamo di “accoppiarsi” con almeno due auto: dopo aver scaricato manifestanti nel luogo di partenza sarà utile posteggiare almeno una nel luogo di arrivo della marcia in modo da consentire, a conclusione della manifestazione, il recupero delle auto lasciate a Paganica.

E’ stato costituito un Legal Team dall’associazione Avvocati Europei Democratici che sarà operativo all’Aquila per ogni evenienza. Gli avvocati saranno riconoscibili durante il tragitto dalla pettorina con la scritta “Legal Team Europa”, mentre per chi necessita dell’assistenza legale è bene che si trascriva il numero di cellulare 3395930900.

Può darsi che alcuni pullman siano perquisiti dalle forze dell’ordine durante il tragitto per Paganica. E’ bene per questo avere dietro con se un documento di identificazione valido ed evitare di dare pretesti alle forze dell’ordine : l’imperativo è arrivare per l’ora del concentramento alla stazione Fs di Paganica.



giovedì 9 luglio 2009

Ucciderli da piccoli

di Valerio Evangelisti

Il metodo lo potremmo definire “ucciderli da piccoli”. Consiste nell’individuare gruppi di individui potenzialmente pericolosi, in quanto notoriamente ostili al sistema o a certi suoi aspetti, e incarcerarli o comunque angariarli in via preventiva, subissandoli di capi d’imputazione. Ciò in nome di lievi reati del passato prossimo o remoto, ingigantiti a livello di crimini colossali, oppure di reati non ancora commessi ma che potrebbero commettere in futuro.
E’ questa la linea adottata dal governo, con la connivenza di settori della magistratura (nessuno si illuda che tutti i magistrati siano dei Falcone / Borsellino: basti vedere certe cene sospette di loro illustri esponenti), dell’opposizione (?) e delle forze dell’ordine. Ne sono dimostrazione i 21 arresti di studenti dell’Onda di due giorni fa, e le perquisizioni in tutta Italia.

La motivazione ufficiale sono state le scaramucce (definirli “scontri” è esagerato) del 19 maggio scorso a Torino, contro la conferenza dei rettori d’Europa, chiamata a convalidare la totale privatizzazione dell’istruzione universitaria. Il movente vero è però stato enunciato a tutte lettere: gli arrestati “avrebbero potuto” contestare l’imminente riunione del G8. Parola di Giancarlo Caselli, praticamente un “padre della Repubblica”, idolo della sinistra (??) giustizialista, come i vari Spataro, Bocassini, D’Ambrosio.
Non è l’unico caso di lotta preventiva alle intenzioni. Il 10 giugno sono stati arrestati alcuni militanti della sinistra antagonista, sulla base di niente, perché “avrebbero potuto” tentare di ricostituire le Brigate Rosse e turbare il G8. Peggio ancora l’esito del processo milanese seguito all’ “Operazione Tramonto”, contro militanti del CPO Gramigna di Padova e del sindacalismo di base. Nel corso del dibattimento tutte le prove sostanziali sono miseramente cadute. Però anche questi sovversivi poco pentiti “avrebbero potuto” ricostituire le BR. Ne sono seguite condanne dai quindici anni in giù.
Poi c’è stata la retata, anch’essa “preventiva”, alla festa di Radio Sherwood. Sessanta persone arrestate, a prevenire loro ipotetici crimini. E l’irruzione al centro sociale Askatasuna di Torino, infondata quanto l’altra. L’Italia è diventata il regno bipartisan dell’”avrebbero potuto”. Regola già applicata a misteriose “cellule islamiche” dalle cattive intenzioni. Potenziali, è ovvio. Come nel profetico Philip K. Dick di Minority Report, si processano in anticipo i comportamenti futuri previsti da veggenti.
Non so perché, un ricordo mi torna alla mente. Mio nonno materno e i suoi due fratelli, imolesi, erano socialisti notori. Ogni volta che Mussolini passava per Bologna erano arrestati. Il motivo? “Avrebbero potuto” attentare al Duce.
Va detto che i tempi erano migliori, e la detenzione durava alcuni giorni, non quindici anni.
Mi viene un dubbio. Il governo italiano attuale non sarà fascista? Ma no, mi si risponderà: ha a capo un allegro libertino, che vara una legge garantista (per lui) dopo l’altra, e per presidente della Repubblica un anziano stalinista che sottoscrive tutto quanto. La “opposizione” parlamentare, poi, sulla linea dell’“avrebbero potuto” è totalmente concorde, si tratti di studenti facinorosi, di brigatisti in allenamento, di cellule islamiche non ancora attive, di indipendentisti sardi che non hanno ancora fatto un cazzo però potrebbero farlo.
Ma il dubbio rimane.

martedì 7 luglio 2009

Occhi aperti sull'inchiesta di Torino

6 / 7 / 2009

(da Global Project)

Quando la mattina vieni svegliato di soprassalto, magari perché la Digos ti sfonda la porta di casa con un ordine di custodia cautelare in carcere, spalanchi gli occhi all’improvviso e la vista impiega qualche minuto di più per mettere a fuoco i dettagli e definire con maggior esattezza i contorni delle figure. Ecco, questo sforzo di rendere più lucido il nostro sguardo, per comprendere meglio ciò che sta accadendo, conviene farlo al più presto di fronte agli arresti della notte scorsa per la manifestazione contro il G.8 università di Torino. Perché, con il passare delle ore, iniziano a vedersi dettagli che tanto di dettaglio non sono, ma rendono questa operazione politicamente più leggibile.

All’inizio, sembrava qualcosa di (purtroppo) già visto negli ultimi dieci anni. All’indomani della straordinaria prova di resistenza e vitalità di Vicenza e alla vigilia del summit de L’Aquila, uno dei tanti apparati di Stato (servizi, Ros, Digos, Direzione centrale della polizia di prevenzione, come si chiama oggi la vecchia Ucigos, scegliete voi quale …) trova un magistrato compiacente, una figura marginale, una terza fila, disposto a perdere la faccia con un dossier poi destinato al sicuro ridimensionamento in sede di giudizio e il gioco è fatto: un po’ di arresti, giuridicamente ingiustificabili per l’assenza di motivazioni, per il tempo trascorso dai fatti, per capi d’imputazione di lieve entità, corroborati da un po’ di materiale video in cui non si capisce nulla, tanto per dire che si sono “bloccati i violenti, prima che potessero scatenare la guerriglia” intorno al vertice. Non era successo forse così con la meschina provocazione dell’inchiesta e degli arresti per “cospirazione politica”, partiti dalla Procura di Cosenza, alla vigilia del Forum sociale europeo di Firenze nel novembre 2002 ? Cosa c’è di meglio per deviare l’attenzione da un summit destinato a non fornire alcuna risposta alla crisi e al drammatico peggioramento delle condizioni di vita di milioni di donne e uomini ? Cosa c’è di meglio per distrarre l’opinione pubblica dalle difficoltà di legittimazione del Governo ?

Poi, a mezzogiorno in punto, si presenta alla conferenza stampa di gestione degli arresti, nientepocodimenoche il Procuratore capo della Repubblica di Torino Giancarlo Caselli: è lì per apporre il suo sigillo sull’intera operazione il magistrato vicino al PCI, protagonista prima delle inchieste e dei processi politici contro i movimenti degli anni Settanta, poi dell’ “Antimafia di Stato” per eccellenza, procuratore che lascia Palermo dopo essere stato sconfitto nel tentativo di incastrare Andreotti Belzebù come capo di Cosa Nostra. Caselli non ha dubbi e, di fronte ad un corteo che si è difeso con un grande striscione-scudo di fronte alla violenza della polizia, già sentenzia: “Erano organizzati in modo paramilitare”. E allora proviamo a stropicciarci meglio gli occhi. Perché un uomo del centrosinistra, uno degli idoli di “Repubblica” e di “Micromega”, insomma un mezzo “Padre della Patria” si dovrebbe scomodare per reati da pretura di provincia (resistenza a pubblico ufficiale e lesioni lievissime, con prognosi non superiori ai quindici giorni) ? Perché un fine storico del diritto, com’è per formazione, decide di mandare in galera ventun persone, sapendo che non c’è minimo fondamento giuridico alla loro incarcerazione ?

Proviamo a rileggere le parole di Massimo D’Alema, non quelle di trent’anni fa quando dirigente della Fgci applaudiva la repressione dei movimenti, ma quelle pronunciate ieri sera al “Democratic Party” di Roma. Baffino, in sostanza, ha detto: stanno per arrivare altre “scosse”, dobbiamo prepararci ad assumere importanti responsabilità ed attrezzare il nostro partito, che non è un “centro sociale”. Ecco, qualcuno nel centrosinistra sta costruendo il dopo-Berlusconi, l’uscita di scena di un Presidente del Consiglio troppo “sputtanato”, si sta predisponendo a fornire a questo Paese nella crisi un governo un po’ più adeguato alle domande che vengono dai poteri globali e dalle oligarchie capitalistiche. Magari un governo di “unità nazionale” o di “larghe intese”, guidate da un tecnico (il governatore di Bankitalia Draghi) o da un personaggio presentabile della destra (Letta, Tremonti o Fini). E quando ci si prepara ad un passaggio politico come questo, bisogna dare un segnale preciso ai movimenti, a quanti praticano il terreno del conflitto sociale. Prima, fino alle scorse elezioni politiche, c’era il cuscinetto della cosiddetta “sinistra radicale”: era il meccanismo della rappresentanza e la sua variante senile, salottiera e parolaia, del “bertinottismo”, a cui toccava il ruolo di contenimento della spinta al cambiamento proveniente dai movimenti. Non a caso, sempre ieri sera, D’Alema s’incazzava con quanti tra i suoi avevano fatto una scelta “bipartitica”, buttando fuori dal parlamento Bertinotti & Co.. Ma adesso, appunto, quella sinistra lì non c’è più, è sparita ed è direttamente con i movimenti, con la loro indipendenza che devono tornare a confrontarsi. E proprio su questo versante devono dimostrare di poter controllare la situazione. Privi di fantasia come sono, lo fanno con gli strumenti di sempre: riscoprono il nemico nell’ “Autonomia” (come si legge negli ordini di custodia), mettono in campo i magistrati di una volta, quelli su cui “si può contare”, dividono nei movimenti i “buoni” dai “cattivi”, quelli disposti a subire l’inevitabile sconfitta, chinando la testa, da quelli che resistono. Così pensano di legittimarsi un’altra volta per governare, alla faccia della democrazia e del consenso elettorale.

Ci riusciranno ? Incrociando le dita, pensiamo proprio di no. Questa volta si sbagliano e di grosso. Perché hanno costruito una grossa operazione sul nulla, si sono presi la libertà di ventuno persone sulla base di accuse ridicole e inconsistenti, lanciando così un boomerang che gli tornerà sui denti. Ma soprattutto perché utilizzano gli strumenti inquisitori più vecchi contro la cosa più nuova che sia successa in questo paese negli ultimi anni, contro la prima rivolta di massa di quel lavoro cognitivo che non pagherà mai la loro crisi, che è destinato ad organizzare nella trasformazione radicale le libertà e le ricchezze comuni e che questa piccola carognata gliela farà tutta rimangiare.


Comunicato di solidarietà della Sapienza in Onda. Dal rettorato occupato per protestare contro gli arresti

Nella notte tra il 5 e il 6 luglio, le forze dell’ordine sotto il comando della Questura di Torino hanno perquisito e arrestato 21 persone: 12 a Torino, 4 a Bologna, 3 a Padova, uno a Milano e uno a Napoli. Inoltre, è stata fatta irruzione nel Centro Sociale Askatasuna di Torino e alla Festa di Radio Sherwood a Padova.

Azioni intollerabili e intimidatorie, coperte dal ministro razzista Maroni che promette il g8 più pacificato nella storia di questo summit. Azioni contro chi ha inondato le strade, occupato le università, bloccato il traffico, per rivendicare i propri diritti contro le politiche folli di questo governo. Azioni contro chi ha contestato il g8 dei rettori delle università in modo determinato ed intelligente.

Questa notte, nella settimana di contestazione al g8, un giorno prima dell’arrivo dei grandi, si decide di far scattare l’ennesima azione di polizia per reprimere chi ha deciso di non assoggettarsi alle logiche dell’efficienza e dell’economicità imposte nell’università come nelle nostre vite.


Il corpo vivo dell’università, delle lotte su formazione e precarietà non si arresta!
Per questo oggi a Roma, come a Venezia e Bologna, stiamo occupando i rettorati e le facoltà richiedendo con forza una presa di posizione netta alle istituzioni universitarire contro gli arresti, la criminalizzazione del movimento dell’onda e la chiusura degli spazi di libertà e dissenso.

Tutto ciò avviene in un quadro di criminalizzazione diffusa e di continui atti intimidatori nei confronti dei movimenti: nella giornata di sabato, infatti, sono stati perquisiti tutti i pullman ed i treni che cercavano di raggiungere Vicenza per partecipare alla manifestazione indetta contro la costruzione della base americana. Il giorno successivo, in occasione della fiaccolata che chiedeva verità e giustizia sul terremoto, L’Aquila è stata letteralmente militarizzata attraverso l’istituzione di check-point e l’obbligo di mostrare i documenti.

…Se avete deciso di non farci dormire venendo nelle nostre case, nei nostri luoghi, arrestando i nostri compagni durante la notte, allora avete deciso di non dormire più neanche voi!

L’ONDA PERFETTA NON SI ARRESTA- LIBERI TUTT@!

Sapienza_in Onda

domenica 28 giugno 2009

ANTIFA BOXE

Il 30 Maggio presso la palestra popolare del c.s.o.a Askatasuna di Torino si è svolta la seconda riunione nazionale delle palestre popolari. Sul sito della palestra http://antifaboxe.blogspot.com/ tutte le foto e le iniziative della giornata.

martedì 16 giugno 2009

DUBBIO....

SE LEGGENDO MARTIN EDEN O IL TALLONE DI FERRO SCRITTI 100 ANNI FA O, SE ASCOLTANDO IL RACCONTO DI UN VECCHIO, DI QUANDO LAVORAVA A GIORNATA CON I CAPORALI, CON IL RICATTO E AL MASSIMO PER 6 MESI DI FILA MI VIENE IN MENTE: IL PRECARIATO, GLI ATTACCHI ALL'ARTICOLO 18, LA PROPOSTA IN COMMISSIONE EUROPEA DI AUMENTARE L'ORARIO DI LAVORO SETTIMANALE, GLI AUTISTI SUI CANTIERI PAGATI A VIAGGIO, I CALL CENTER, LE MORTI SUL LAVORO, I LICENZIAMENTI ALLA THYSSEN DOPO IL ROGO, LA RAI CHE NON TRASMETTE "MORIRE DI LAVORO", I QUINDICENNI PASSARE DAI BANCHI DI SCUOLA ALLE IMPALCATURE, I COTTIMISTI...... A VOLTE MI DICONO CHE LA BANDIERA ROSSA ORMAI E' STRACCIO, E' PASSATA. MA.... SE IL CAPITALE E' SEMPRE LUI?

giovedì 11 giugno 2009

martedì 2 giugno 2009

Candidati Europee Lista Anticapitalista

CIRCOSCRIZIONE NORD-OVEST

1 VITTORIO AGNOLETTO - Europarlamentare uscente
2 GIOVANNI PAGLIARINI - Lombardia (MI) - Responsabile Lavoro PdCI
3 HAIDI GAGGIO GIULIANI - Liguria (GE) - Insegnante in pensione
4 MARGHERITA HACK - Astrofisica
5 CIRO ARGENTINO - Piemonte (TO) - Operaio ThyssenKrupp
6 ALESSANDRO BORTOT - Valle d'Aosta - Figura storica sinistra valdostana, ex- cons regionale, cooperativa “lo pan ner”, Espace Populaire, commercio equo solidale
7 PATRIZIA COLOSIO - Lombardia (BS) - tra le fondatrici dell'ass. Pianeta Viola , lunga esperienza nella formaz. su tematiche inerenti al genere e all'orientamento sessuale
8 MARINA FIORE - Piemonte (NO) - Protagonista movimento contro produzione caccia f35
9 OMBRETTA FORTUNATI - Lombardia (MI) - Consigliera provinciale
10 RITA LAVAGGI - Liguria (GE) - Insegnante, Sinistra europea, comitati ambientalisti
11 ALEANDRO LONGHI - Liguria (GE) - Ex parl DS e poi PdCI, pensionato FF.SS
12 ENRICO MORICONI - Piemonte - Consigliere regionale Uniti a Sinistra
13 ANTONELLO MULAS - Piemonte (TO) - Delegato Fiom Mirafiori
14 PAOLA NICOLI - Lombardia (MI) - Ricercatrice Cti
15 ESAHAQ SUAD OMAR SHEIK - Piemonte (TO) - Comunità somala, intermediatrice culturale
16 DIJANA PAVLOVIC - Lombardia - Attrice Rom
17 ROSANGELA PESENTI - Insegnante di Storia e Letterature nella scuola Superiore, Analista Transazionale e formatrice, dirigente nazionale dell'Udi fino al 2003, autrice di saggi e narrativa
18 DANIELA POLENGHI - Lombardia (CR) - Assessore comunale
19 ERMANNO TESTA - CIDI nazionale

CIRCOSCRIZIONE NORD-EST

1 LIDIA MENAPACE - Pacifista
2 OLIVIERO DILIBERTO - Segretario nazionale PdCI
3 ALBERTO BURGIO - Docente Storia della filosofia contemporanea presso l'Università di Bologna, autore di numerose pubblicazioni
4 FRANCESCA ANDREOSE - Veneto (PD) - Insegnante
5 ANNAMARIA BURONI - Veneto (VE) - Pres. Ass. Contromobbing (2000 aderenti) con sportello pubblico in collaboraz con la Prov di VE e in collaboraz con i Comuni di VE, RO, TV, VR
6 CINZIA COLAPRICO - Emilia Romagna (FC) - Operaia Zanussi di Forlì, cassintegrata, RSU, componente del direttivo regionale della FIOM
7 PIA COVRE - Friuli Venezia Giulia - Attivista impegnata per i diritti civili, ambientalista e pacifista. Fondatrice del comitato per i diritti civili delle prostitute
8 VALERIO EVANGELISTI - Emilia Romagna - Scrittore
9 EMILIO FRANZINA - Veneto (VI) - Prof Storia Contemporanea Verona,Cons provinciale Vicenza PRC PDCI e movimento No Dal Molin
10 IGOR KOCIJANCIC - Friuli Venezia Giulia (TS) - Consigliere regionale
11 SERGIO MINUTILLO - Friuli Venezia Giulia (TS) - Primario cardiologo Ospedale Trieste
12 SARA SBIZZERA - Veneto (VR) - Traduttrice
13 LOREDANA VISCIGLIA - Emilia Romagna (RE) - Insegnante

CIRCOSCRIZIONE CENTRO

1 OLIVIERO DILIBERTO - Segretario nazionale PdCI
2 FABIO AMATO - Responsabile Esteri PRC
3 MARIA ROSARIA MARELLA - Umbria (PG) - Docente Universita' Perugia
4 RANIERO LA VALLE - Sinistra cristiana
5 ANDREA CAVOLA - Lazio - Rappresentante sindacale SDL, cassintegrato Alitalia
6 ROSA (ROSI) RINALDI - Lazio (RM) - Direzione nazionale PRC
7 PAULA BEATRIZ AMADIO - Segretaria provinciale PRC Ascoli Piceno
8 NICOLETTA BRACCI - Toscana - Bracciante agricola
9 ORFEO GORACCI - Umbria (PG) - Sindaco di Gubbio
10 GIUSEPPE MASCIO - Umbria (TR) - Assessore regionale Lavoro
11 MARIO MICHELANGELI - Lazio (FR) - Segretario regionale PdCI, ex assessore regionale
12 BASSAM SALEH - Lazio (RM) - Comunità palestinese
13 VINCENZO SIMONI - Toscana (FI) - Ex segretario Unione Inquilini
14 LUIGI TAMBORRINO - Lazio (RM) - Centro sociale Rialto

CIRCOSCRIZIONE SUD

1 VITTORIO AGNOLETTO - Europarlamentare uscente
2 MASSIMO VILLONE - Professore universitario, costituzionalista
3 GIUSTO CATANIA - Europarlamentare uscente
4 LAURA MARCHETTI - Puglia (BA) - Ambientalista, docente Università Foggia
5 CICCIO BRIGATI - Puglia (TA) - Operaio Ilva
6 NICOLA CATALDO - Basilicata (MT) - Avvocato
7 PELLEGRINO DEL REGNO - Campania (AV)
8 SANDRO FUCITO - Campania (NA) - Consigliere comunale al Comune di Napoli
9 LUCIO LIBONATI - Sinistra europea
10 DOMENICO LOFFREDO - Campania (NA) - Operaio del circolo FIAT di Pomigliano, attivo nelle proteste delle ultime settimane
11 ANTONIO MACERA - Abruzzo (TE) - Segretario regionale PdCI
12 CARMELA MAGLIONE - Campania (NA) - Insegnante
13 GIUSEPPE MERICO - Puglia (LE) - Segretario regionale PdCI
14 GIOVANNI PISTOIA - Calabria (CS) - Autore di pubblicazioni, Presid Fondazione C. De Luca (onlus che si occupa di Letteratura per l’infanzia )
15 AMEDEO ROSSI (detto LOREDANA) - Campania (NA) - Transessuale, Cantieri Sociali, operatrice Cooperativa Dedalus di Napoli, attiva nelle battaglie contro le logiche securitarie
16 MICHELANGELO TRIPODI - Calabria (RC) - Assessore regionale
17 BERNARDO TUCCILLO - Campania (NA) - Ass. prov. al Lavoro a Napoli
18 DANIELE VALLETTA - Puglia (BR) - Consigliere comunale Brindisi

CIRCOSCRIZIONE ISOLE

1 MARGHERITA HACK - Astrofisica
2 GIUSTO CATANIA - Europarlamentare uscente
3 ANNA BUNETTO - Scrittrice, pedagogista
4 ALESSANDRO CORONA - Sardegna (NU) - Sindaco di Atzara
5 RENATA GOVERNALI - Sicilia (CT) - Pedagogista, scrittrice
6 PIERPAOLO MONTALTO - Sicilia (CT) - Segretario Federazione PRC Catania
7 LINA RUSSO - Sicilia (SR) - Operatirice sanitaria
8 LAURA STOCHINO - Sardegna (CA) - Ricercatrice, insegnante precaria

lunedì 25 maggio 2009

Solidarietà tra compagni al G8 Università di Torino

Il video mostra la protesta degli studenti, durante il G8 università di Torino, per il rilascio di tre compagni fermati dalla polizia.
I tre studenti, a quanto pare, durante una carica di "alleggerimento" vengono presi a caso nel mucchio e "fermati" da alcuni poliziotti (dal video sembra che alcuni poliziotti non rispondono più a quelle che potrebbero essere le grida di un superiore di bloccarsi, di arrestare la carica).
L'aspetto più interessante nell'accaduto è, a mio avviso, la protesta protratta a oltranza fino al rilascio dei tre studenti fermati, QUINDI LA SOLIDARIETA' DIMOSTRATA VERSO I COMPAGNI ARRESTATI.

DA NOTARE IL DITO ALZATO DEL SIGNORE IN GIACCA CHIARA E PANTALONI ROSSI (INTORNO AI TRE MINUTI E MEZZO DI VIDEO) CHE PROVOCA ALLA LUCE DEL SOLE GLI STUDENTI IN MANIFESTAZIONE. SAREBBE INTERESSANTE SAPERE SE IL SIGNORE IN QUETIONE E' IN QUALCHE MODO LEGATO ALLA GESTIONE DELLA PIAZZA O, COME POSSA PERMETTERSI TALE ATTEGGIAMENTO QUALORA NON LO FOSSE. IN MOMENTI DEL GENERE NON EMARGINARE I PROVOCATORi E' SBAGLIATISSIMO.

domenica 17 maggio 2009

16 Maggio da ricordare!

Nella giornata di ieri, 16 Maggio 2009, si snono svolte 2 differenti manifestazioni che hanno dimostrato una presenza ancora forte di un movimento antagonista, critico. Ovviamente sto parlando del grande corteo dei 15.000 metalmeccanici a Torino per l'occupazione e di quello svoltosi a Firenze contro la repressione dopo le cariche della polizia nei confronti di alcuni studenti del Liceo Michelangelo.


foto di "Classecosciente" dal corteo fiorentino

Inserire in un unico post i due avvenimenti, che partivano da piattaforme di lotta differenti ,può apparire quantomeno una forzatura, quasi semplicistico; eppure, i due partecipati cortei, in un momento storico che rappresenta per la gente di sinistra un periodo di crisi, in cui a imperare è una generale sfiducia, dovrebbero dimostrare a tutti i compagni, scoraggiati principalmente per l'assenza in parlamento di una forza di SINISTRA, di CLASSE, che in Italia esistono, eccome se esistono, soggettività critiche che in caso di necessità riescono a superare gli steccati e a condividere piattaforme di lotta unitarie.
Ovviamente, sto omettendo esplicitamente di citare quanto accaduto ieri al corteo dei metalmeccanici per evitare di porre in primo piano l'aspetto che più interessa ai "giornalini" italiani: l'ordine pubblico.
Inoltre, le circostanze dell'accaduto appiaono ad oggi ancora troppo controverse, con scambi di accuse e smentite... Superando il controverso accaduto, quindi, possiamo parlare di una BELLA GIORNATA DI LOTTA.
Ovviamente l'assenza di sponde parlamentari, per quanto molto spesso criticate, ad avviso dello scrivente, deve rappresentare sempre una necessità e uno strumento in più da sfruttare ai fini delle lotte popolari, ma, una giornata come quella del 16 Maggio dimostra chiaramente che i movimenti popolari e le singole soggettività resistenti non si addormentano certamente con una sconfitta nelle urne.

venerdì 15 maggio 2009

Il capitale uccide per pochi spicci e poi umilia per vendetta....

(da repubblica.it)

"alla Thyssen una strage per risparmiare 20mila euro" (titolo di "repubblica")
"la vita di un operaio vale 2.857 euro" (titolo di "classecosciente")

"Alla Thyssen una strage per risparmiare 20mila euro"

I parenti delle vittime in aula

di Lorenza Pleuteri
TORINO - Ventimila euro, il prezzo di una automobile, lo stipendio mensile di un manager, un gioiello. E forse, è il dubbio che si insinua nei familiari e nel pubblico, il prezzo di sette vite umane. Ventimila euro è il costo dell'impianto antincendio fisso e automatico per la linea 5, la linea della strage del 6 dicembre 2007, che venne raccomandato alle acciaierie Thyssen Krupp di Torino da un consulente delle assicurazioni Axa, l'ingegnere chiamato a ispezionare la fabbrica pochi mesi prima dell'incidente e a dare indicazioni sulle migliorie tecniche e organizzative da apportare.
Collocare rilevatori e ugelli in tutto lo stabilimento, dispositivi per il blocco di macchinari e tubi pieni di oli minerali, avrebbe comportato un esborso complessivo di 80 mila euro. Invece, nonostante le indicazioni dell'ingegnere, si trattò sugli interventi da realizzare, limando le prescrizioni iniziali. E alla fine non venne fatto nulla, perché la fabbrica torinese stava per sbaraccare. A parlare di soldi e prescrizioni rimaste sulla carta è stato lo stesso consulente dell'Axa, Andrea Brizzi, il teste dell'accusa ieri sentito in aula per cinque ore filate. "Io trasmisi la bozza con le raccomandazioni - parole sue - Il documento doveva essere sottoscritto dai dirigenti della multinazionale ed essermi restituito. Non ho più avuto niente. Poi ho saputo che l'azienda disse che le prescrizioni, su cui ci fu una successiva trattativa, sarebbero state prese in considerazione al momento del trasferimento a Terni".
Dalla deposizione dell'ingegnere - alla fine messo in crisi dalla difesa sulla valutazione della capacità effettiva delle cisterne di oli minerali - è emerso che le valutazioni per abbassare la franchigia, da 100 a 50 milioni, vennero fatte sulla base del possibile danno economico provocato da un "sinistro". La linea che stava più a cuore era la 4, perché produceva di più e uno stop avrebbe comportato una perdita monetaria enorme. La 5, quella della strage, era invece considerata di serie b, perché rendeva meno. Ed è venuto fuori che, sempre a parere dell'esperto dell'Axa, "le squadre per le emergenze non rispondevano ai nostri standard".

Nota di Classecosciente:
Prima uccidono per risparmiare il costo di una "Loro vacanza al mare" e poi ti umiliano pur di non mollare la presa e per far capire ai subalterni che non accetteranno assolutamente colpi di testa, scatti di orgoglio, che minano le basi dei loro privilegi".... I "signori del capitale", in questo caso contingente i responsabili della Thyssen, licenziano senza provare alcun pudore -tanto le regole del sistema sono queste e non troverete sui media nessun grido di rabbia contro l'accaduto- i 20 operai costituitisi parte civile nel processo, per dimostrare che in ogni circostanza, anche quando dovrebbero fare il mea culpa e tacere per pudore, non sono disposti a cedere terreno per continuare a rimanere arrcoccati sui privilegi della loro classe.
Come ho già scritto in precedenza, la mancanza di una presa di posizione collettiva, di classe, dinnanzi a comportamenti di tale risma, temo, porterà alcuni, frustrati dalle contingenze del momento e non più disposti ad attendere lo scatto di orgoglio di una classe subalterna da troppo tempo sopita, a optare per una scelta di lotta radicalmente violenta;
la lotta armata diviene infatti, per i suoi sostenitori, un necessario passaggio per "svegliare-guidare le masse dormienti" e condurle contro le oggettive, queste si, ingiustizie del potere. E' sempre stato così...
Torniamo a parlare di coscienza di classe!
Riportare in primo piano il concetto di Coscienza di Classe è, a mio parere, l'unico rimedio per contrastare le ingiustizie del capitale e per "vacccinare" la società contro singole prese di posizione radicalmente violente che, ripeto e temo, ritorneranno alla ribalta...
spero vivamente di sbagliare nell'analisi; vedremo...

mercoledì 13 maggio 2009

Non possiamo tacere. Comboniani contro Maroni

Interessante presa di posizione dei frati Comboniani (dal sito di Carta)

Il governo Italiano ha rispedito in Libia 227 persone che stavano tentando di arrivare nel nostro paese con tre carrette del mare. Questa scelta del ministro Maroni segna una svolta drammatica e minale basi di ogni possibilità di accoglienza e convivenza. Ci sono diverse cose che non possono passare inosservate.

La prima è che L’Italia sta violando palesemente le norme internazionali in materia di diritti dei rifugiati. La normativa vigente, infatti, prevede che i possibili richiedenti asilo non siano respinti e che, fino a che non ci sia modo di accertarlo, tutti i migranti siano considerati ‘presunti rifugiati’. Questo è un diritto sacrosanto e un principio a cui ogni nazione più o meno civile, non può sottrarsi. Questo governo ha l’arroganza di considerarsi superiore alle norme internazionali anche a quel ‘principio di non respingimento’ sancito dalla convenzione sui rifugiati del 1951 a cui l’Italia (al contrario della Libia) ha aderito.
Ma il governo ci aveva già provato un’altra volta. Nel 2005 erano già stati respinti con le stesse modalità 1500 immigrati intercettati al largo di Lampedusa. Quella volta però il parlamento europeo, con una risoluzione del 14 aprile, ha richiamato l’Italia affermando che “Il parlamento europeo è profondamente preoccupato sul destino di
centinaia di richiedenti asilo respinti in Libia, dal momento che questo paese non ha firmato la Convenzione di Ginevra sui rifugiati, non ha un sistema d’asilo, non offre garanzie effettive per i diritti di rifugiati, e pratica arresti arbitrari detenzioni e espulsioni”.
Quindi che sia ben chiaro: quello che Maroni sta facendo oggi è illegale e immorale.

La seconda cosa che spaventa è l’arroganza e la spavalderia di questo ministro della repubblica. Il ministro ha esultato per il risultato raggiunto affermando che “quello cha sta succedendo in queste ore con la Libia può rappresentare una svolta nel contrasto all’immigrazione clandestina”. Il ministro ha detto che “è stato raggiunto un risultato storico e che i barconi saranno rispediti in Libia da dove sono partiti”.
Questo linguaggio spaventa e turba le coscienze di chi cerca invece di costruire una società fondata sul’accoglienza e sul rispetto. Che cosa diranno le persone rispedite in Libia del “risultato storico” ottenuto
da Maroni? Che cosa penseranno quelle persone in fuga da guerre e persecuzione della “svolta Italiana nel contrasto dell’immigrazione clandestina?”
L’arroganza di chi si fa forte con i deboli spaventa e toglie il fiato e impone alle coscienze di prendere una posizione. Il vangelo chiede ai credenti di non stare dalla parte dei forti e degli arroganti. Il messaggio evangelico non può accettare decisioni come quella presa dal governo Italiano. Il Vangelo è altro e, oggi, sfida questi potenti,
questi signori arrabbiati e arroganti, ad assumersi le loro responsabilità di fronte agli uomini e di fronte a Dio. Dove sono finite le vostre battaglie per riaffermare le “radici Cristiane dell’Europa”?
Noi non possiamo tacere.

Ora è urgente non rimanere indifferenti e costruire insieme occasioni di resistenza a questo modello di società che vogliono costruire. Non rassegnamoci all’arroganza dei potenti. Ci sono 227 persone rinchiuse nel carcere di Tuaisha e c’è un governo che ce ne vuole mandare altre.

venerdì 8 maggio 2009

martedì 5 maggio 2009

Meditiamo....

" Quando, mediante processi giuridici, le persone comuni perderanno le proprie case, diventeranno sempre più docili e saranno tenute a freno con più facilità attraverso il braccio forte del governo al potere, azionato da una forza centrale di ricchezza sotto il controllo di finanzieri di primo piano. Questa verità è ben conosciuta tra i nostri uomini di spicco, adesso impegnati nel costituire un imperialismo del Capitale che governi il mondo.Dividendo gli elettori attraverso il sistema dei partiti politici , possiamo far spendere le loro energie per lottare su questioni insignificanti. Di conseguenza, con un'azione prudente abbiamo la possibilità di assicurarci quello che è stato pianificato così bene e portato a termine con tanto successo”

USA Banker's Magazine (Rivista dei banchieri americani), 25 Agosto 1924

giovedì 30 aprile 2009

storia del primo Maggio


A Parigi, nel luglio 1889, il Congresso operaio, costitutivo della Seconda Internazionale, aveva proclamato una giornata in cui i lavoratori di tutto il mondo avrebbero manifestato per far applicare le risoluzioni del Congresso e, in particolare, per ottenere la riduzione della giornata lavorativa a otto ore. Questo obiettivo specifico determinò la scelta della data del Primo maggio: quel giorno, nel 1886 a Chicago, una grande manifestazione operaia per le otto ore era stata repressa nel sangue.

La prima celebrazione del I maggio si ebbe dunque nel 1890
dopo che i lavoratori erano stati sensibilizzati sul significato di quella giornata. Leggiamo su un volantino, diffuso a Napoli il 20 aprile: "Lavoratori, ricordatevi il Primo maggio di far festa. In quel giorno gli operai di tutto il mondo, coscienti dei loro diritti, lascieranno il lavoro per provare ai padroni che, malgrado la distanza e la differenza di nazionalità, di razza e di linguaggio, i proletari sono tutti concordi nel voler migliorare la propria sorte e conquistare di fronte agli oziosi il posto che è dovuto a chi lavora. Viva la rivoluzione sociale! Viva l'Internazionale!". (...)

Nell’agosto del 1891 il secondo congresso dell’Internazionale ne sancì infatti il carattere permanente. Negli anni successivi il Primo maggio divenne sempre più una "festa in sé", sempre meno vincolata all’obiettivo originano delle otto ore e ricettiva invece delle domande e dei bisogni, via via avvertiti dal movimento operaio. Accompagnandosi alla crescita politica e organizzativa del movimento dei lavoratori, il Primo maggio si affermava come la "data d’oro" del socialismo.

Tra Otto e Novecento non cessò mai la disputa
. sul significato più autentico della festa e sul fatto stesso se si potesse o meno parlare di festa. Sia in anni difficili che in quelli più tranquilli rimase viva — come nota Antonioli — "la contraddizione, praticamente insanabile, tra caratterizzazione festiva e opposizione alla festa, contraddizione che appariva .evidente nella stampa socialista. dell’epoca. Capitava così che, nello stesso giornale, nella stessa pagina, l’uno accanto all’altro, figurassero articoli dal tono completamente diverso, con invito nell’uno a "fare del Primo maggio un giorno di festa, di vacanza, di riposo", e aperta diffida, nell’altro, "alle connotazioni festive". (...)

Si sapeva, un po’ vagamente, che era in memoria di quelli che avevano lottato per le otto ore, i martiri di Chicago. E quindi già questo fatto era simbolico… e poi era una festa così, c’era il garofano rosso; era una manifestazione di lotta, e affluivano molti...riuniva tutti. Al Primo maggio trovavi anche gli anarchici con i loro simboli, come la conquista del pane e trovavi anche le parole d’ordine - come chi non lavora non mangia", in cui si sentiva anche l’influenza della rivoluzione russa sul nostro movimento operaio" (...).

Con il fascismo al potere la festività viene soppressa
.(...) Mussolini volle subito sradicare l’attaccamento dei lavoratori da quella data così carica di significato. Durante il ventennio la "festa del lavoro" fu fatta coincidere con la celebrazione imperiale del natale di Roma, il 21 aprile.

Già nel 1923 vennero predisposte misure per scoraggiare l’astensione dal lavoro, ma furono in molti a sfidare il divieto. L’anno dopo il clima di repressione si fece ancora più soffocante e lo stesso giornale socialista Avanti! invitava a celebrare il Primo maggio "come è possibile ad ognuno". Negli anni della dittatura quella data mantenne ed anzi rafforzò tutta la carica sovversiva e furono numerosi gli episodi di antifascismo che si verificarono in occasione del i maggio.

Il Primo maggio tornò a celebrarsi nel 1945
, sei giorni dopo la Liberazione, nel clima di grande esaltazione per la riacquistata libertà. Circa trent’anni doto, nel 1974, un’analoga, felice coincidenza fu vissuta dai lavoratori portoghesi: il 25 aprile la "rivoluzione dei garofani" aveva spazzato via il regime fascista e a Lisbona, per la prima volta da 48 anni, 700.000 persone sfilarono in festante corteo per il Primo maggio.

Dal 1946 il Primo maggio assunse anche una connotazione elettorale, allorché venne a cadere alla vigilia di importanti consultazioni. Così fu già nel 1946, quando dai palchi, su cui campeggiava la suggestiva scritta "Primo maggio, primavera della democrazia", si ribadì la scelta in favore della Repubblica. Ancora nel 1953 la festa del lavoro fu caratterizzata dalla lotta alla "legge truffa". Nel 1974, con Cgil e Uil schierate sul fronte divorzista e la Cisl formalmente neutrale ma con molti suoi esponenti tra i "cattolici per il no", il Primo maggio fu un momento importante della mobilitazione in difesa della legge Fortuna Baslini.

Dopo il Primo maggio del 1947, segnato tragicamente dalla strage di Portella della Ginestra
, quello del 1948 fu l’ultimo celebrato dalla Cgil unitaria. I prodromi della scissione sindacale si manifestarono proprio in occasione della festa del lavoro, che si svolse in un clima di acuta tensione dopo l’esito elettorale del 18 aprile. A Roma Giulio Pastore e altri esponenti democristiani abbandonarono il palco degli oratori, adducendo a pretesto che nella piazza c’erano troppe bandiere rosse. (...)

(estratto da Rassegna sindacale n.17 del 1° maggio 1987)

sabato 25 aprile 2009

Le piazze rubate del 25 aprile

dal Manifesto del 25/04/2009
Non c’è, oggi, nulla da festeggiare. Né tantomeno da condividere. Sarebbe ipocrisia non dirlo.
Dobbiamo ammetterlo. Con angoscia. Ma anche con quel po’ di rispetto che merita ancora la verità: il 25 aprile è diventato una “terra di nessuno”. Un luogo della nostra coscienza collettiva vuoto, se ognuno può invitarvi chi gli pare, anche i peggiori nemici della nostra democrazia e i più incalliti disprezzatori della nostra resistenza. E se ognuno può farvi e dirvi ciò che gli pare: usarlo come tribuna per proclamare l'equivalenza tra i partigiani che combatterono per la libertà e quelli della Repubblica di Salò che si battevano con i tedeschi per soffocarla, come va ripetendo l’attuale ministro della difesa. O per denunciarne – dopo averlo disertato per anni - l’ ”usurpazione” da parte delle sinistre che se ne sarebbero indebitamente appropriate, come l’attuale grottesco e tragico presidente del Consiglio.
O ancora – in apparenza l’atteggiamento più nobile, in realtà il più ambiguo ma anche il più diffuso – per riproporre l’eterna retorica della “memoria condivisa”: quella che in nome di un’ Unità della Nazione spinta fino ai precordi dell’anima, all’interiore sentire, vorrebbe cancellare – anzi “rimuovere”, come accade nelle peggiori patologie psichiche – il fatto, “scandaloso”, che allora, in quel 25 aprile, ma anche nei durissimi decenni che lo precedettero e prepararono, si scontrarono due Italie, segnate da interessi e passioni contrastanti, da valori e disvalori contrapposti. Due modi radicalmente in conflitto tra loro, di considerarsi italiani.
Un’Italia, da una parte, in origine spaventosamente minoritaria, sopravvissuta nei reparti di qualche fabbrica, nei quartieri operai delle grandi città, lungo i percorsi sofferti dell’esilio, nelle carceri e nelle isole del confino (quelle di cui il “premier” parla come di luoghi di vacanza): un’Italia quasi invisibile, fatta di inguaribili eretici, di testardi critici ad ogni costo, anche quando le folle plaudenti sembravano dar loro torto, di gente intenzionata a “non mollare” anche quando il “popolo” stava dalla parte del despota, di “disfattisti” contro la retorica di regime, anche quando le legioni marciavano sulle vie dell’Impero… L’Italia, insomma, dei “pochi pazzi” che, come disse Francesco Ruffini, uno dei pochissimi professori che non giurarono, deve in modo ricorrente rimediare agli errori fatali dei “troppi savi”… E dall’altra parte l’Italia, sempre plaudente dietro qualche padrone, delle folle oceaniche, degli inebriati dal mito della forza e del successo, dei fedeli del culto del capo. L’Italia “vecchissima, e sempre nuova dei furbi e dei servi contenti”, come scrisse Norberto Bobbio: quelli che considerano la critica un peccato contro lo spirito della Nazione, e la discussione un lusso superfluo.
Vinse la prima: il 25 aprile sanziona appunto quella insperata, impossibile vittoria. E vincendo finì per riscattare tutti, permettendo persino, con quella sua sofferta vittoria, all’altra Italia di mascherarsi e di non fare i conti con se stessa. Sicuramente di non pagare, come avrebbe meritato, i propri crimini ed errori. Ma con ciò il dualismo non scomparve: rimase comunque un’Italia che si identificò con la Resistenza, e una che mal la sopportò e l’osteggiò. Una che si sforzò di continuare l’opera di bonifica contro quell’espressione dell’”autobiografia della nazione” che è stato il fascismo, e un’altra che, sotto traccia, in quell’autobiografia ha continuato a riconoscersi. Un’Italia che stava (fino a ieri pubblicamente) con i suoi partigiani, e un’altra che continuava (fino a ieri privatamente, o quasi) a diffidarne, se non addirittura a rimpiangere il proprio impresentabile passato.
Ora quella “seconda Italia” (fino a ieri forzatamente in disparte, per lo meno nel giorno dell’anniversario) ha rialzato la testa. Si è dilatata nello spazio pubblico fino a occuparlo maggioritariamente. E ha rovesciato il rapporto. L’autobiografia della nazione è ritornata al potere. Non solo ha ripreso pubblicamente la parola, ma ha ricominciato a dettare l’ordine del discorso. A rifare il racconto pubblico sul nostro “noi”. Tutto il frusto dibattito di questi giorni sul nuovo significato del 25 aprile si svolge all’insegna di quella domanda di “ricomposizione” delle fratture, che nel fingere di “celebrare” le scelte di allora in realtà le neutralizza e offende. Di più: ne rovescia radicalmente il segno.
Ci sta alle spalle un mese in cui abbiamo assistito a un clamoroso tentativo d’imporre, con la logica dell’emergenza, un clima asfissiante di rifiuto della critica e di esaltazione del culto del capo; in cui il sistema dell’informazione ha raggiunto vette di servilismo imbarazzanti; in cui l’opposizione, ridotta a fantasma, ha balbettato o si è adeguata. Come non vedere quanto l’appello alla “memoria condivisa”, in questo contesto, suoni sostegno a quella stessa domanda di unanimismo che sta dietro ogni logica di regime? Quanto essa risponda a quella sorda domanda di far tacere le differenze e le dissonanze che costituì il vero “male oscuro” delle nostre peggiori vicende nazionali?
Per questo – per tutto questo – per la prima volta, nei sessantaquattro anni che ci separano dall’evento che si dovrebbe festeggiare, le piazze ci appaiono perdute. In esse non ci troviamo più a casa nostra, non tanto e non solo perché i nostri avversari hanno prevalso (questo accadde anche nel 1994, e il 25 aprile in piazza ci fummo, eccome!). Ma perché una delle due Italie, quella che aveva riempite quelle piazze come luoghi di una democrazia faticosamente presidiata, non c’è più. La sua voce si è affievolita, fin quasi al silenzio, per oblio delle proprie radici, incertezza sulle proprie ragioni, pigrizia mentale… Per insipienza degli uomini e fragilità del pensiero. Non andremo al mare, in questo giorno. Questo no. Ma in montagna forse sì, lì idealmente si dovrebbe ritornare, dove l’aria è più fine e favorisce la riflessione e il pensiero. Sul mondo nuovo che stentiamo a capire. E su di noi, che ci siamo smarriti. Ne abbiamo un impellente bisogno.
Marco Revelli
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