"la clase operaia è andata all'inferno"

martedì 31 marzo 2009

(L'appello che scelgo di pubblicare è quello della CGIL immigrati... apparteniamo tutti alla stessa classe, la nostra patria è il proletariato)

Giù le mani da salari, pensioni, libertà e diritti

FUTURO SI
INDIETRO NO


La CGIL ha indetto per sabato 4 aprile una grande manifestazione nazionale a Roma per far
conoscere le proprie proposte contro la crisi, contro l’accordo separato sulle regole della
contrattazione e per affermare che diritti disuguali = Meno diritti per tutti.
Perché vogliamo:
la regolarizzazione dei lavoratori immigrati, per combattere il lavoro nero e per considerare
l’immigrazione una risorsa per lo sviluppo;
la riforma della cittadinanza, per ribadire la necessità di una vera estensione della cittadinanza, a
partire per i nati in Italia, per una società interetnica;
il diritto di voto amministrativo, per superare le discriminazioni, per una società più democratica;
la sospensione degli effetti della Bossi-Fini in caso di perdita di lavoro per crisi aziendali: i
lavoratori immigrati (più di 2.300.000) vivono ed operano nel rispetto delle nostre leggi,
producendo il 10% del prodotto interno lordo, pagano le tasse (più di 11 miliardi di fisco e di
contributi nel 2007) costruendo il loro futuro in questo paese; non è accettabile che, perdendo il
lavoro, perdano anche il permesso di soggiorno, diventando irregolari a rischio di espulsione e
ricattabili da chiunque;
il ricongiungimento familiare, per rompere le condizioni di solitudine e di precarietà delle
famiglie immigrate, perché rappresenta il migliore investimento sul futuro di una immigrazione
legale;
una vera politica d’asilo, che rispetti la Costituzione e gli impegni internazionali sottoscritti;
un modello contrattuale, che garantisca pari dignità dei lavoratori nelle imprese.
Perché non vogliamo:
l’accordo separato sulle regole per la contrattazione, che riduce i salari, le tutele sociali, i diritti
e il lavoro. Non garantisce la contrattazione di secondo livello nelle piccole aziende dove lavorano
molti immigrati;
il permesso di soggiorno a punti, che introduce un sistema confuso di meriti di “integrazione”
pena la revoca del permesso di soggiorno;
il pagamento di 200 € per rinnovare il permesso di soggiorno: una pratica dovuta per
diritto/dovere che già costa 75 €, con tempi lunghi per la consegna di permessi molte volte già
scaduti
il reato di clandestinità: conseguenza inevitabile quando non esiste ingresso per la ricerca di
lavoro e stante l’evidente fallimento del decreto flussi;
l’abolizione del divieto di segnalazione da parte del personale medico dei pazienti senza
permesso di soggiorno, per affermare il diritto alle cure per tutti come previsto dalla Costituzione e
dalle norme internazionali e per tutelare la salute della collettività;
le ronde nei quartieri, per non dividere i cittadini, per non creare paure infondate, per non
sostituire il ruolo dello Stato.
Per partecipare rivolgiti alla CGIL della tua città
Comitato Nazionale Immigrate/i - CGIL

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